Prima ancora di essere conosciuta come Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, esisteva la Dichiarazione dei Diritti del Bambino, poco riconosciuta, tuttavia. scrivere
Gli anni della consapevolezza sulla tutela dei diritti dell’infanzia
Nel 1918, in occasione di un congresso a Mosca, alcuni intellettuali sono riusciti ad accentrare l’attenzione internazionale sulla necessità di elaborare delle regole a tutela della vita dei bambini e dei loro diritti, soprattutto in materia di lavoro minorile.
Nel 1919 nascono due convenzioni, la Convenzione n. 5 prima e n. 6 dopo, che fissano l’età minima per l’assunzione a 14 anni.
Ciononostante, bisognerà aspettare la Dichiarazione di Ginevra del 1924, che per prima si pronuncia sui diritti del minore, benché i paesi membri della Società delle Nazioni si sentano vincolati solo da un punto di vista morale e non giuridico.
Entrata in vigore nel 1953, la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo ravviva l’interesse sui diritti dell’infanzia, grazie anche alla nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, e del United Nations International Children’s Emergency Fund (UNICEF).
Nel 1959, viene infine approvata la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, conosciuta come Dichiarazione di New York, per far capire all’umanità che deve offrire al fanciullo quanto di meglio possiede per garantirgli un’infanzia felice. Gli Stati firmatari si impegnano, allora, a favorire la realizzazione del diritto al benessere da anteporre a tutto.
Nel 1978 si comincia a lavorare per una Convenzione riguardante i diritti dell’infanzia a cui dovrebbero aderire tutti i membri delle Nazioni Unite.
Al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sui problemi dei bambini, il 1979 viene proclamato l’Anno internazionale del fanciullo.
L’anno dopo, nel 1989 viene approvata ad unanimità la Convenzione sui diritti del fanciullo, che entra in vigore nel 1990. È la prima volta che i diritti dei minori vengono affermati in uno strumento di diritto internazionale che non vincola solo gli Stati.
Perché una Convenzione sui diritti del minore?
Riconoscere i diritti del minore implica tradurne i bisogni, con la conseguente assunzione delle responsabilità e doveri da parte del mondo adulto, che dovrà predisporre àmbiti, spazi, opportunità, ed esperienze per un necessario cambio di mentalità.
Grazie all’azione educativa, il minore va accompagnato a diventare parte attiva della società di cui è membro, in grado di agire all’interno delle istituzioni in maniera attiva relazionandosi con l’altro.
Ma, prima di tutto, l’umanità intera deve offrire al fanciullo quanto di meglio possiede per garantirgli un’infanzia felice anteponendone il benessere a qualsiasi altra cosa!
Verso il Superiore Interesse di bambini e adolescenti!
Garantire il benessere del minore è la priorità assoluta della nostra associazione.
Per farlo, intendiamo non sottovalutare l’importanza di prendere a cuore anche il benessere degli adulti di riferimento, come per esempio i membri della famiglia, e coloro che operano nelle strutture educative frequentate dal bambino.
Questi motivi ci spingono ad articolare le nostre iniziative, attività e progetti intorno ad alcuni articoli della convenzione.
In particolare abbiamo deciso di concentrare le nostre energie e creatività nell’accompagnare e sostenere la messa in atto degli articoli che sottolineano il diritto del minore alla famiglia, all’educazione, alla partecipazione e al gioco, qui di seguito illustrati.
Famiglia e adulti di riferimento
Gli articoli 5,7,8,9,10,16 della Convenzione ONU illustrati su una pubblicazione di Defence for Children Internatonal, citano: «Genitori e adulti di riferimento giocano un ruolo essenziale nella realizzazione dei diritti di bambine e bambini. Queste relazioni fondamentali possono infatti contribuire al positivo sviluppo dell’identità, dell’affettività, dell’acquisizione di capacità, conoscenze e comportamenti di ogni bambino e bambina. L’infanzia quando ascoltata, riconosciuta e positivamente accudita, rappresenta altresì un’opportunità per la qualità della vita degli adulti (Convenzione ONU)».
Conoscere quelli che sono i diritti di un bambino, grazie anche alla divulgazione della Convenzione ONU, facilita al genitore la gestione dei suoi bisogni e desideri. Diventare consapevole che il bambino, per piccolo che sia, è lui/lei stesso/a portatore di diritti, fa si che coloro che, nel metterlo al mondo, si sono assunti la responsabilità di prendersene cura, possano anche rispettarne i diritti! Sensibilizzare le famiglie sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza diventa, quindi, l’affare non solo di ogni singolo componente il nucleo familiare, ma anche dell’intera comunità.
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Educazione
Gli articoli 28 e 29 della Convenzione ONU illustrati nel documento pubblicato da Defence for Children International sottolineano l’importanza di una istruzione di qualità per lo sviluppo cognitivo di bambini e adolescenti. Nel mettere in evidenza il diritto all’educazione di ogni bambino, questi articoli invitano a riflettere sulle condizioni socio-economiche che condizionano la possibilità, per molti bambini, di riuscire a frequentare la scuola: «La disparità e i ruoli di genere aggravano la situazione in molti paesi. (…) Per le ragazze la frequenza scolastica riduce certamente l’incidenza di violenza di genere e di pratiche dannose come il matrimonio precoce e le mutilazioni genitali femminili. Per i ragazzi, un’istruzione un’istruzione capace di contrastare gli stereotipi di genere significa protezione. In molti paesi le norme sulla mascolinità possono alimentare l’abbandono scolastico, il lavoro minorile, il reclutamento in gruppi armati e la violenza. Un sistema scolastico adeguato e accessibile è essenziale per lo sviluppo di ogni persona e contribuisce a costruire la prosperità di intere società.»
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Partecipazione
Intrinseca alla partecipazione è l’azione. Partecipare implica l’essere attivamente presenti nel collaborare insieme agli altri per realizzare qualcosa di diverso o che, forse, prima non esisteva. Partecipare ha inoltre un valore trasformativo anche da un punto di vista relazionale. A questo proposito, gli articoli 12,13 e 14 della Convenzione ONU così come sono descritti nel documento pubblicato da Defence for Children International sottolinea: «(…) La partecipazione favorisce lo sviluppo di capacità, competenze e autonomia, la comprensione e il rispetto delle diversità, lo sviluppo di empatia e il senso di appartenenza. Raramente il diritto dei bambini di esprimere le proprie opinioni in merito a tutte le questioni che li riguardano è incoraggiato e favorito dagli adulti, scontrandosi spesso con consuetudini e barriere politiche, culturali e sociali. Un’effettiva partecipazione e l’ascolto delle più giovani generazioni, a tutti i livelli decisionali, può garantire importanti benefici e contribuire ad una società più creativa.»
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Gioco
L’articolo 31 della Convenzione ONU stabilisce: «Il gioco è dimensione essenziale per lo sviluppo e il benessere dei bambini. Le tecnologie digitali hanno cambiato il modo di giocare e rappresentano oggi, strumenti irrinunciabili di comunicazione, relazione e apprendimento, ma necessitano di accompagnamento e protezione da possibili forme di sfruttamento dell’infanzia. Tutelare il diritto al gioco significa rendere disponibili luoghi e spazi adeguati, promuovere competenze e contesi creativi, protetti e accoglienti, stimolare l’immaginazione e la progressiva autonomia.»
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